ROMA – Lo schema è quello dei servizi. La forma mentis è quella dei servizi. Il modus operandi pure. Ciò che ancora non è chiaro è quale sia l’obiettivo che i generali Paoletti, Saccone e Conte vogliano centrare nel porto di Civitavecchia.
Con il passare del tempo appare sempre più chiaro che la “trojka” portata in riva al Tirreno dal faccendiere di politica e affari Ivan Magri, insieme all’inadeguato presidente del porto Francesco Maria Di Majo, è arrivata con uno scopo ben preciso. Quello di mettere le mani sulla security portuale. Per gli appalti sostanziosi che l’Authority ogni anno prevede per la sicurezza e probabilmente per qualche altro motivo, ancora non chiaro: cosa deve passare indisturbato dal porto?
Altre motivazioni non ci sono per aver preparato una black list di figure (quasi tutti ex militari) da eliminare e rimpiazzare con persone a loro fedeli e obbedienti.
Prima l’ex ammiraglio Fedele Nitrella, ex comandante del porto: direttore tecnico della Port Authority Security, società in house al 100% dell’Autorità Portuale. Licenziato e sostituito, con un bando su cui qualcuno dovrebbe fare chiarezza, dal generale Vincenzo Conte. A quanto pare la segretaria generale dell’Authority, Roberta Macii, avrebbe sollecitato più volte la PAS a fornire delucidazioni sul bando, ricevendo solo silenzi che equivalgono a sonore pernacchie. Macii voleva sapere se e dove fosse stata data adeguata pubblicità al bando e soprattutto se Conte avesse dichiarato, come richiesto, di essere al centro di una indagine per traffico di rifiuti. Oppure se, omettendolo, avesse invece dichiarato il falso.
Poi l’ex ufficiale delle Capitanerie ed ex amministratore unico della PAS, Stefano Gazzani. Sospeso da Di Majo, per aver concesso a Nitrella il prestito che gli è costato il posto di lavoro (vicenda per la quale Nitrella ha denunciato Di Majo per calunnia e diffamazione, chiedendo danni per circa mezzo milione), Gazzani pare abbia deciso di dimettersi per andare in pensione anzitempo. Al suo posto arrivò prima l’ex generale e spia Paolucci, che dopo poche ore dalla nomina declinò l’invito per lasciare il suo posto al suo amico e allievo Umberto Saccone, anche lui proveniente dai servizi e dalla direzione della sicurezza dell’Eni, oggi politicamente vicino al M5S, come lo stesso Conte, in passato amministratore locale a Frascati con il Pdl.
Il prossimo della lista è l’ex ufficiale dei Carabinieri Massimo Scolamacchia, dirigente della Sicurezza dell’Authority, finito nell’occhio del ciclone per averlo chiuso, un occhio, da responsabile del procedimento, su alcune consulenze date da Pas alla moglie, avvocato. Sospeso dal servizio anche lui per alcuni giorni, ma per qualcuno sarebbe solo l’anticamera del licenziamento. Anche perché secondo Saccone (supportato da Di Majo, che ha deposto più di una volta come persona informata dei fatti presso la Polizia di Frontiera, che sta indagando su delega della Procura della Repubblica di Civitavecchia) a quanto pare dietro alla Pas, nata per ridurre i costi della sicurezza portuale, offrendo migliori garanzie lavorative alle guardie prima dipendenti delle società private appaltatrici dei servizi, ci sarebbero stati movimenti poco chiari se non addirittura fuori legge.
Affermazioni molto pesanti, quelle del generale, tutte da verificare. Non solo con la lente di questo gruppo di ex graduati, approdati a Civitavecchia insieme al diplomatico Di Majo per moralizzare città e porto, ma soprattutto con effettivi riscontri che la Polizia sta meticolosamente ricercando.
Scolamacchia è stato rimosso da tempo dal suo incarico per essere parcheggiato nell’ufficio studi creato ad hoc, insieme all’altro punito da eliminare, Massimiliano Grasso, ex capo ufficio stampa in odore di licenziamento, probabilmente perché politicamente non congeniale ai dem oggi sempre più vicini al M5S Di Majo, Magri & C., anche lui rimosso guarda caso dopo l’annuncio del centrodestra di volerlo ricandidare a Sindaco di Civitavecchia.
Il prossimo della black list, in attesa di conoscere i sostituti di Saccone (il suo anno di mandato è scaduto pochi giorni fa e non è rinnovabile per la legge Madia sui pensionati) e Scolamacchia è il capo della sicurezza del porto di Civitavecchia (l’agente di security per la norma internazionale sulle crociere nata dopo l’11 settembre) Giantelemaco Perticara, ex comandante dei vigili urbani da cui dipendono i servizi richiesti dall’Authority alla sua controllata Pas.
Mentre i generali giocano a Risiko con i posti di lavoro, il bilancio manageriale di Saccone, nel frattempo già partito verso il Viminale, dove sogna un governo M5S per diventare sottosegretario con delega alla sicurezza, è in realtà fallimentare.
L’ultimo atto da amministratore unico della PAS, infatti, è stato quello di chiedere 120 giorni di proroga per l’approvazione del bilancio: tra due diligence, consulenze, investimenti in garitte blindate (di cui Saccone pare sia un vero…esperto) ed il licenziamento quantomeno avventato di Nitrella pare infatti che la società abbia chiuso il 2017 in rosso per oltre 300.000 euro. Una perdita che se fosse confermata si mangerebbe tutto il capitale sociale (che dal sito della controllante Authority risulta di essere di 200.000 euro) con la necessità o di ricapitalizzare immediatamente da parte del socio pubblico o di liquidare la stessa Pas.
E non è da escludere che l’obiettivo dei generali possa essere proprio quello di sciogliere la società e di rimettere in gara un servizio che varrebbe diversi milioni di euro.
Ma così facendo, l’esperto Saccone ha inguaiato il suo mentore Di Majo, che rischia a sua volta di non chiudere il bilancio dell’Autorità Portuale e di essere commissariato a fine mese da Delrio, che si sarebbe da tempo pentito di averlo nominato, o dal suo successore a Porta Pia, nel caso si riuscisse a varare il nuovo governo in tempi brevi. (6-segue).