Romagnuolo condannato definitivamente per peculato a causa delle spese con la carta di credito aziendale

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Film da Blockbuster, cravatte, tablet e iphone, libri e altri regali natalizi: tutto acquistato con la carta di credito della azienda pubblica comunale dei trasporti.

La Quinta sezione penale della Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di Alessio Romagnuolo contro la sentenza della Corte di Appello di Roma e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.

Il 2 marzo 2022 la Corte di appello di Roma aveva confermato la decisione emessa dal Tribunale di Roma il 9 luglio 2014, che condannava Alessio Romagnuolo alla pena di anni uno e mesi dieci di reclusione, oltre alla interdizione dai pubblici uffici per la durata della pena principale e al risarcimento del danno cagionato alla parte civile, (il Comune di Civitavecchia, ndr) in relazione “al reato di peculato continuato commesso dal 24 dicembre 2010 al 3 gennaio 2011 quale amministratore unico della società “Etruria Trasporti e Mobilità” s.p.a., per essersi appropriato della complessiva somma di euro 1.718,00 utilizzando una carta di credito intestata alla predetta società, integralmente partecipata dal Comune di Civitavecchia, con la quale aveva effettuato spese non inerenti l’oggetto sociale o la carica ricoperta”.

Romagnuolo venne indagato per altre spese effettuate con la medesima carta di credito aziendale anche a Civitavecchia, ma poi le accuse nei suoi confronti vennero archiviate, mentre rimase in piedi il procedimento della Procura di Roma, arrivato ora alla sentenza definitivamente passata in giudicato.

Per un paio di anni niente più riunioni di maggioranza o di partito, né incontri in Comune dunque per Romagnuolo, molto spesso presente anche attualmente negli uffici della nuova municipalizzata Csp o del Comune di Civitavecchia, dove la moglie Emanuela Mari riveste il ruolo di presidente del Consiglio Comunale, è stata candidata al Senato per Forza Italia lo scorso 25 settembre, ed oggi è in corsa per un seggio da consigliere regionale con la casacca di Fratelli d’Italia.

La Suprema Corte ha ritenuto inammissibile per manifesta infondatezza il ricorso dell’avvocato difensore di Romagnuolo, Ervin Rupnik, evidenziando fra l’altro come per cercare di giustificare alcune spese Romagnuolo avesse anche prodotto fatture false o contraffatte.
A nulla sono valse, nei primi gradi di giudizio, anche le testimonianze a favore di Romagnuolo sulla restituzione dei soldi per alcune spese, fornite dagli allora dipendenti di Etm Paolo Iarlori e Roberta Morbidelli (oggi rispettivamente dirigente del personale di Csp e coordinatore locale di FdI e consigliere comunale eletta in FdI e poi transitata nella Lista del sindaco Ernesto Tedesco, a sua volta ex avvocato difensore di Romagnuolo).

La sentenza della Cassazione

LA STORIA

La vicenda riguardava il filone romano delle spese “pazze” con la carta di credito di Etm ,la società del trasporto pubblico del Comune di Civitavecchia, di cui Romagnuolo era presidente e amministratore.

Cravatte, lingerie, telefonate transoceaniche dal viaggio di nozze negli Usa con Emanuela Mari appena sposata, pranzi con la moglie e gli amici nella tavola calda del fratello, dvd noleggiati da Blockbuster e benzina per la macchina per andare a lavoro a Roma, in Atac dove era stato da poco assunto, in piena “parentopoli” nell’era di Gianni Alemanno al Comune di Roma, peraltro all’epoca in evidente conflitto di interessi con l’azienda di cui era diventato amministratore, svolgendo Etm la stessa attività di Atac.

Il filone civitavecchiese di quella indagine venne archiviato, con l’accoglimento di singolari giustificazioni di quelle spese, mentre non fu così per le “strisciate” della carta di credito passate a Roma. Dove Romagnuolo andò a giudizio venendo condannato in primo grado e in appello.

Lo stesso Romagnuolo, insieme proprio a Iarlori, a Civitavecchia se la scampò per un pasticcio della procura, che prima tenne nel cassetto per circa 10 anni le relazioni di Carabinieri e Guardia di Finanza, a causa di diversi avvicendamenti dei pm titolari del fascicolo. Poi, alla fine, lo scorso anno, la Procura si è vista restituire gli atti dal Gup per la nullità dell’avviso di chiusura delle indagini preliminari e della richiesta di rinvio a giudizio, con rinvio al Pm degli atti relativi all’indagine sui pezzi di ricambio per gli autobus di Etm, poi Argo, che secondo l’accusa sarebbero stati acquistati a prezzi gonfiati da una società creata ad hoc. Come detto, tra gli indagati per una ipotesi di corruzione per atti contrari ai doveri di ufficio c’era proprio l’ex amministratore della partecipata Alessio Romagnuolo.

Tra gli imputati all’udienza preliminare c’era anche l’ex dirigente di Etm, oggi responsabile del personale della municipalizzata del Comune di Civitavecchia Csp – e coordinatore del circolo Almirante di FdI – Paolo Iarlori: il suo nome però figurava nel fascicolo tra i destinatari della richiesta di rinvio a giudizio, ma non nel capo di imputazione, né negli atti stessi dell’indagine, se non come persona informata sui fatti. Proprio grazie a questo errore l’avvocato difensore di Iarlori, Giovanni Spanu, in apertura di udienza preliminare ha eccepito al Gup  la nullità della richiesta di rinvio a giudizio nei confronti del suo assistito per l’indeterminatezza e la genericità dell’imputazione, mancando di fatto l’enunciazione del fatto specifico che veniva contestato.

Un’istanza di nullità alla quale si sono accodati gli avvocati difensori degli altri indagati. Trattandosi di una ipotesi di corruzione in concorso, il giudice non ha potuto fare altro che rinviare tutti gli atti al pubblico ministero, senza entrare nel merito dei fatti.

ROMAGNUOLO E MARI: CHI SONO

Alessio Romagnuolo, elemento di spicco di Forza Italia a Civitavecchia (già capo dello staff dell’allora sindaco azzurro Alessio De Sio, poi consigliere comunale e assessore fino alla nomina alla guida della municipalizzata), di cui fino a ieri (prima del passaggio in FdI) era uno degli esponenti più influenti a livello locale, visto che insieme alla moglie, la presidente del consiglio comunale Emanuela Mari, più votata di sempre nel comune portuale, con quasi 1000 preferenze nel 2019, aveva preso da tempo il timone del partito, contribuendo a definirne la linea e le scelte più importanti insieme al coordinatore Roberto D’Ottavio, dal quale è sempre stato molto ascoltato.

Mari, da semplice consigliere di circoscrizione nel 2001, scese in campo come “frontwoman” di famiglia nel 2014, dopo che il marito era rimasto invischiato nelle inchieste su Etm, diventando impresentabile alle elezioni.

A proposito di inchieste, oltre a quelle sulle carte di credito, ce ne fu un’altra che suscitò scalpore, per poi finire prescritta dopo i pasticci della Procura di Civitavecchia.

Come si legge sulla stampa locale (Civonline.it, Il Messaggero, La Provincia)

“Questo filone di indagine riguardava i pezzi di ricambio, i cui prezzi sarebbero stati gonfiati per trarre vantaggi consistenti. Secondo quanto accertato dalla Guardia di Finanza, la ditta Multiservice, che aveva come clienti solo le partecipate del Comune, Etm ed Etruria Servizi, poi anche Città Pulita e Hcs, avrebbe fatturato a queste società circa 80.000 euro tra il 2010 e il 2011. I pezzi di ricambio venivano acquistati da un’unica ditta (in precedenza fornitore diretto di Etm), per poi rivenderli alle società comunali con un ricarico medio tra il 110% e il 125%.

Nel 2011 alla ditta individuale di Barbara Fiorucci subentrò o si aggiunse la Servizi Impresa srl, al 99% della stessa Fiorucci, con l’1% di Santo Cani. Anch’essa ha effettuato operazioni quasi solo con Etm, Città Pulita e Hcs, raddoppiando i prezzi, rispetto al costo di acquisto dei pezzi di ricambio.

All’epoca la Guardia di Finanza durante le perquisizioni effettuate sia presso la sede di Etm che presso le abitazioni degli indagati, rinvenne a casa di Cani, collaboratore e socio di minoranza di Barbara Fiorucci, una serie di appunti da cui le fiamme gialle ricostruirono una vera e propria contabilità parallela rispetto a quella ufficiale della Servizi Impresa srl e della Multiservice.

Risultarono infatti uscite che non trovarono riscontro nei libri contabili ufficiali, con importi annotati accanto ai nomi di tali Alessio, Franco e un generico “amico”.

Secondo i finanzieri si trattava di pagamenti in nero, per importi di alcune migliaia di euro, associati ai nomi appuntati accanto a ciascuna cifra.

I carabinieri di Civitavecchia pervennero alla “ragionevole conclusione” che l’Alessio citato negli appunti di Cani potesse essere Romagnuolo, visto che l’amministratore unico di Etm si occupava dei pagamenti, condotti in via esclusiva, alla ditta di Barbara Fiorucci e poi alla Servizi Impresa srl amministrata dalla stessa. Allo stesso modo il “Franco” sarebbe stato identificato nel capo officina avrebbe segnalato i pezzi di ricambio di acquistare, preferibilmente “su incarico dell’amministratore unico Romagnuolo”, come riportato dai militari nella loro relazione al pm, dalla Multiservice di Barbara Fiorucci e poi alla Servizi Impresa srl.

In seguito, Barbara Fiorucci dichiarò ai Carabinieri di essere sostanzialmente estranea alla gestione delle società, indicando, secondo quanto scritto dal pm di allora, il sostituto procuratore Margherita Pinto, in Santo Cani il dominus delle aziende a lei intestate e come soggetto impostole, tramite il convivente Alessio Smeraglia, proprio da Romagnuolo.

Successivamente, sentito dal pm, Smeraglia – che non è mai stato indagato per questa vicenda – prese atto delle dichiarazioni della compagna circa il fatto che Romagnuolo “aveva voluto la società con Cani imponendola a me per ragioni legate al mio ruolo di consigliere comunale”.

“Non c’è stato alcun ricatto – dichiarò Smeraglia al magistrato – da parte di Romagnuolo nei miei confronti. C’è stata una chiacchierata tra amici in cui si ipotizzava la possibilità di creare uno sfogo commerciale con il collegamento del suo ruolo nell’ex Etm. Credo che Cani e Romagnuolo già si conoscessero. Io inizialmente avevo dei dubbi. Inoltre non sarebbe stata una fonte di reddito che ci cambiava la vita. Tutti i rapporti con clienti e fornitori erano demandati a Cani. Barbara era amministratore sulla carta. Non so cosa ci guadagnasse Romagnuolo da questa attività che lui aveva suggerito. So che Barbara mi raccontava che i soldi incassati per le forniture andavano nelle mani di Cani, mensilmente, nella misura di 1000 euro in contanti. Quando è stata fatta la società si sono posti problemi per consegnare a Cani somme di denaro”.

Lo scopo, secondo il magistrato, era quello di creare una società ad hoc al fine di acquisire indebitamente denaro pubblico attraverso la fornitura fittizia di pezzi di ricambio per i mezzi delle Sot comunali.

Secondo l’accusa, Romagnuolo come amministratore unico di Etm, e Pappalardo come capo officina, avrebbero ricevuto dalla Fiorucci e da Cani somme di denaro per compiere atti contrari ai doveri di ufficio, consistenti nel favorire la ditta Multiservice e poi Servizi Impresa, instaurando con essa un rapporto esclusivo in violazione delle procedure di evidenza pubblica per le forniture dei pezzi di ricambio per i mezzi della municipalizzata, senza alcun controllo né sui prezzi praticati, né sull’effettiva consegna dei pezzi stessi”.

Come detto, quello dei pezzi di ricambio è solo uno dei filoni di indagine sui mesi in cui Romagnuolo fu a capo di Etm, che poi divenne Argo.

L’ex assessore che fino al 2018 a Civitavecchia era stato difeso dall’avvocato Ernesto Tedesco, che poi ha dovuto rinunciare all’incarico dopo essere diventato Sindaco, essendo il Comune di Civitavecchia parte lesa, come detto venne indagato anche per le spese con la carta di credito aziendale: a Civitavecchia la Procura archiviò il fascicolo, mentre a Roma (dove il caso approdò per alcuni addebiti che erano avvenuti nella Capitale) Romagnuolo fu rinviato a giudizio e poi condannato in primo grado e in appello per peculato.

Ora, la condanna passerà in giudicato, proprio nel momento in cui l’ex amministratore di Etm si è ritrovato con il suo ex dirigente Paolo Iarlori anche politicamente, essendo quest’ultimo colui che da coordinatore cittadino del partito ha aperto la strada ad Emanuela Mari, adoperandosi localmente per il suo passaggio tra i meloniani, insieme a Quarzo che ha fatto il grosso del lavoro a Roma, per sdoganare in Fratelli d’Italia la quasi senatrice forzista, individuandola in colei da far eleggere alla Pisana insieme a Bertucci.

Nella foto da sinistra, in piedi: Alessio Romagnuolo, Paolo Iarlori e Emanuela Mari




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