Fine 2022 col botto per la famiglia Romagnuolo-Mari: per lui brutte notizie dalla Cassazione dopo la condanna per peculato, lei passa a Fratelli d Italia e si candida in Regione

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ROMA – Una settimana in agrodolce per la coppia rampante del centrodestra di Civitavecchia, da sempre in Forza Italia, ora pronta a sbarcare in regione tra le fila di Fratelli d’Italia, sfruttando il momento di grande consensi del partito di Giorgia Meloni.

IN POCHE SETTIMANE DA “MENO MALE CHE SILVIO C’E'” ALLA CANDIDATURA IN FRATELLI D’ITALIA

Nei giorni scorsi, infatti, Emanuela Mari, presidente del consiglio comunale di Civitavecchia nata e cresciuta politicamente con il mito di Silvio Berlusconi, al punto da essere tra le comparse accorse all’Eur qualche anno fa per cantare a squarciagola nel video “cult” azzurro “Meno male che Silvio c’è”, prima dei non eletti al Senato in Forza Italia alle elezioni del 25 settembre, ha annunciato il suo passaggio in Fratelli d’Italia, facendosi immortalare con il coordinatore del circolo Almirante Paolo Iarlori, commissariato dal suo stesso partito qualche mese fa per aver invitato alla commemorazione dei martiri delle foibe il capogruppo di Fdi in Campidoglio Giovanni Quarzo, che si presentò accompagnato da Luca Gramazio, l’ex capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale, condannato a 5 anni e 6 mesi con interdizione perpetua dai pubblici uffici nel processo di appello bis sull’inchiesta ‘Mondo di Mezzo’. Iarlori successivamente è balzato agli onori delle cronache per l’arredamento del suo circolo, con poster e immagini della X Mas, che avevano portato la stessa Giorgia Meloni a prendere le distanze da certi “nostalgici da operetta”. Oggi il sodalizio è tornato insieme, in nome dell’antica amicizia che lega Iarlori con il marito di Mari, Alessio Romagnuolo, non a caso ritratto (foto sopra) accanto alla moglie e a Iarlori al momento della presentazione dell’ingresso in FdI.
Mari ha già annunciato anche la sua candidatura alle imminenti elezioni regionali, in coppia con Marco Bertucci, di Guidonia, candidato su cui punta il gruppo coordinato nell’ombra (ma neanche troppo, visto il dinamismo con cui si sta muovendo su tutta Roma e provincia per raccogliere consensi) da Luca Gramazio e che attualmente vede il suo esponente di punta nel capogruppo in Campidoglio Giovanni Quarzo.

LA CASSAZIONE

Proprio Romagnuolo, suo malgrado, ha rovinato il brindisi alla sua dolce metà: il 12 dicembre scorso infatti il Pubblico Ministero della Procura Generale della Repubblica della Corte di Cassazione nella sua requisitoria ha chiesto la totale inammissibilità alla VI sezione penale della Suprema Corte del ricorso presentato da Romagnuolo per cercare di riformare la sentenza della Corte di Appello di Roma. Il 2 marzo scorso Romagnuolo è stato condannato anche in secondo grado a 1 anno e 10 mesi di reclusione, con interdizione dai pubblici uffici, per peculato, oltre al risarcimento dei danni al Comune di Civitavecchia.

Nel caso in cui venga respinto il ricorso, come richiesto dal Pm della Cassazione, la condanna diventerebbe definitiva.

LA STORIA

La vicenda riguardava il filone romano delle spese “pazze” con la carta di credito di Etm ,la società del trasporto pubblico del Comune di Civitavecchia, di cui Romagnuolo era presidente e amministratore.

Cravatte, lingerie, telefonate transoceaniche dal viaggio di nozze negli Usa con Emanuela Mari appena sposata, pranzi con la moglie e gli amici nella tavola calda del fratello, dvd noleggiati da Blockbuster e benzina per la macchina per andare a lavoro a Roma, in Atac dove era stato da poco assunto, in piena “parentopoli” nell’era di Gianni Alemanno al Comune di Roma, peraltro all’epoca in evidente conflitto di interessi con l’azienda di cui era diventato amministratore, svolgendo Etm la stessa attività di Atac.

Il filone civitavecchiese di quella indagine venne archiviato, con l’accoglimento di singolari giustificazioni di quelle spese, mentre non fu così per le “strisciate” della carta di credito passate a Roma. Dove Romagnuolo andò a giudizio venendo condannato in primo grado e in appello.

Lo stesso Romagnuolo, insieme proprio a Iarlori, a Civitavecchia se la scampò per un pasticcio della procura, che prima tenne nel cassetto per circa 10 anni le relazioni di Carabinieri e Guardia di Finanza, a causa di diversi avvicendamenti dei pm titolari del fascicolo. Poi, alla fine, lo scorso anno, la Procura si è vista restituire gli atti dal Gup per la nullità dell’avviso di chiusura delle indagini preliminari e della richiesta di rinvio a giudizio, con rinvio al Pm degli atti relativi all’indagine sui pezzi di ricambio per gli autobus di Etm, poi Argo, che secondo l’accusa sarebbero stati acquistati a prezzi gonfiati da una società creata ad hoc. Come detto, tra gli indagati per una ipotesi di corruzione per atti contrari ai doveri di ufficio c’era proprio l’ex amministratore della partecipata Alessio Romagnuolo.

Tra gli imputati all’udienza preliminare c’era anche l’ex dirigente di Etm, oggi responsabile del personale della municipalizzata del Comune di Civitavecchia Csp – e coordinatore del circolo Almirante di FdI – Paolo Iarlori: il suo nome però figurava nel fascicolo tra i destinatari della richiesta di rinvio a giudizio, ma non nel capo di imputazione, né negli atti stessi dell’indagine, se non come persona informata sui fatti. Proprio grazie a questo errore l’avvocato difensore di Iarlori, Giovanni Spanu, in apertura di udienza preliminare ha eccepito al Gup  la nullità della richiesta di rinvio a giudizio nei confronti del suo assistito per l’indeterminatezza e la genericità dell’imputazione, mancando di fatto l’enunciazione del fatto specifico che veniva contestato.

Un’istanza di nullità alla quale si sono accodati gli avvocati difensori degli altri indagati. Trattandosi di una ipotesi di corruzione in concorso, il giudice non ha potuto fare altro che rinviare tutti gli atti al pubblico ministero, senza entrare nel merito dei fatti.

ROMAGNUOLO E MARI: CHI SONO

Alessio Romagnuolo, elemento di spicco di Forza Italia a Civitavecchia (già capo dello staff dell’allora sindaco azzurro Alessio De Sio, poi consigliere comunale e assessore fino alla nomina alla guida della municipalizzata), di cui fino a ieri (prima del passaggio in FdI) era uno degli esponenti più influenti a livello locale, visto che insieme alla moglie, la presidente del consiglio comunale Emanuela Mari, più votata di sempre nel comune portuale, con quasi 1000 preferenze nel 2019, aveva preso da tempo il timone del partito, contribuendo a definirne la linea e le scelte più importanti insieme al coordinatore Roberto D’Ottavio, dal quale è sempre stato molto ascoltato.

Era infine imputata una sesta persona, di Roma, per un’altra vicenda finita sotto la lente della Procura, per una presunta truffa ai danni di Telecom Italia e della ditta Mtt per la vendita di un sistema di fermate intelligenti e controllo dei percorsi dei bus.

Come si legge sulla stampa locale (Civonline.it, Il Messaggero, La Provincia)

“Questo filone di indagine riguardava i pezzi di ricambio, i cui prezzi sarebbero stati gonfiati per trarre vantaggi consistenti. Secondo quanto accertato dalla Guardia di Finanza, la ditta Multiservice, che aveva come clienti solo le partecipate del Comune, Etm ed Etruria Servizi, poi anche Città Pulita e Hcs, avrebbe fatturato a queste società circa 80.000 euro tra il 2010 e il 2011. I pezzi di ricambio venivano acquistati da un’unica ditta (in precedenza fornitore diretto di Etm), per poi rivenderli alle società comunali con un ricarico medio tra il 110% e il 125%.

Nel 2011 alla ditta individuale di Barbara Fiorucci subentrò o si aggiunse la Servizi Impresa srl, al 99% della stessa Fiorucci, con l’1% di Santo Cani. Anch’essa ha effettuato operazioni quasi solo con Etm, Città Pulita e Hcs, raddoppiando i prezzi, rispetto al costo di acquisto dei pezzi di ricambio.

All’epoca la Guardia di Finanza durante le perquisizioni effettuate sia presso la sede di Etm che presso le abitazioni degli indagati, rinvenne a casa di Cani, collaboratore e socio di minoranza di Barbara Fiorucci, una serie di appunti da cui le fiamme gialle ricostruirono una vera e propria contabilità parallela rispetto a quella ufficiale della Servizi Impresa srl e della Multiservice.

Risultarono infatti uscite che non trovarono riscontro nei libri contabili ufficiali, con importi annotati accanto ai nomi di tali Alessio, Franco e un generico “amico”.

Secondo i finanzieri si trattava di pagamenti in nero, per importi di alcune migliaia di euro, associati ai nomi appuntati accanto a ciascuna cifra.

I carabinieri di Civitavecchia pervennero alla “ragionevole conclusione” che l’Alessio citato negli appunti di Cani potesse essere Romagnuolo, visto che l’amministratore unico di Etm si occupava dei pagamenti, condotti in via esclusiva, alla ditta di Barbara Fiorucci e poi alla Servizi Impresa srl amministrata dalla stessa. Allo stesso modo il “Franco” sarebbe stato identificato nel capo officina avrebbe segnalato i pezzi di ricambio di acquistare, preferibilmente “su incarico dell’amministratore unico Romagnuolo”, come riportato dai militari nella loro relazione al pm, dalla Multiservice di Barbara Fiorucci e poi alla Servizi Impresa srl.

In seguito, Barbara Fiorucci dichiarò ai Carabinieri di essere sostanzialmente estranea alla gestione delle società, indicando, secondo quanto scritto dal pm di allora, il sostituto procuratore Margherita Pinto, in Santo Cani il dominus delle aziende a lei intestate e come soggetto impostole, tramite il convivente Alessio Smeraglia, proprio da Romagnuolo.

Successivamente, sentito dal pm, Smeraglia – che non è mai stato indagato per questa vicenda – prese atto delle dichiarazioni della compagna circa il fatto che Romagnuolo “aveva voluto la società con Cani imponendola a me per ragioni legate al mio ruolo di consigliere comunale”.

“Non c’è stato alcun ricatto – dichiarò Smeraglia al magistrato – da parte di Romagnuolo nei miei confronti. C’è stata una chiacchierata tra amici in cui si ipotizzava la possibilità di creare uno sfogo commerciale con il collegamento del suo ruolo nell’ex Etm. Credo che Cani e Romagnuolo già si conoscessero. Io inizialmente avevo dei dubbi. Inoltre non sarebbe stata una fonte di reddito che ci cambiava la vita. Tutti i rapporti con clienti e fornitori erano demandati a Cani. Barbara era amministratore sulla carta. Non so cosa ci guadagnasse Romagnuolo da questa attività che lui aveva suggerito. So che Barbara mi raccontava che i soldi incassati per le forniture andavano nelle mani di Cani, mensilmente, nella misura di 1000 euro in contanti. Quando è stata fatta la società si sono posti problemi per consegnare a Cani somme di denaro”.

Lo scopo, secondo il magistrato, era quello di creare una società ad hoc al fine di acquisire indebitamente denaro pubblico attraverso la fornitura fittizia di pezzi di ricambio per i mezzi delle Sot comunali.

Secondo l’accusa, Romagnuolo come amministratore unico di Etm, e Pappalardo come capo officina, avrebbero ricevuto dalla Fiorucci e da Cani somme di denaro per compiere atti contrari ai doveri di ufficio, consistenti nel favorire la ditta Multiservice e poi Servizi Impresa, instaurando con essa un rapporto esclusivo in violazione delle procedure di evidenza pubblica per le forniture dei pezzi di ricambio per i mezzi della municipalizzata, senza alcun controllo né sui prezzi praticati, né sull’effettiva consegna dei pezzi stessi”.

Come detto, quello dei pezzi di ricambio è solo uno dei filoni di indagine sui mesi in cui Romagnuolo fu a capo di Etm, che poi divenne Argo.

L’ex assessore che fino al 2018 a Civitavecchia era stato difeso dall’avvocato Ernesto Tedesco, che poi ha dovuto rinunciare all’incarico dopo essere diventato Sindaco, essendo il Comune di Civitavecchia parte lesa, come detto venne indagato anche per le spese con la carta di credito aziendale: a Civitavecchia la Procura archiviò il fascicolo, mentre a Roma (dove il caso approdò per alcuni addebiti che erano avvenuti nella Capitale) Romagnuolo fu rinviato a giudizio e poi condannato in primo grado e in appello per peculato.

Ora, se la Cassazione dichiarerà inammissibile il ricorso di Romagnuolo, la condanna passerà in giudicato, proprio nel momento in cui l’ex amministratore di Etm si è ritrovato con il suo ex dirigente Paolo Iarlori anche politicamente, essendo quest’ultimo colui che da coordinatore cittadino del partito ha aperto la strada ad Emanuela Mari, adoperandosi localmente per il suo passaggio tra i meloniani, insieme a Quarzo che ha fatto il grosso del lavoro a Roma, per sdoganare in Fratelli d’Italia la quasi senatrice forzista, individuandola in colei da far eleggere alla Pisana insieme a Bertucci.




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