ROMA – Le Regioni sono il cuore del potere politico della Lega. Il Partito di Matteo Salvini esprime i presidenti Attilio Fontana (Lombardia), Luca Zaia (Veneto), Massimiliano Fedriga (Friulia Venezia Giulia), Donatella Tesei (Umbria). E da tempo l’obiettivo di Matteo Salvini è quello di indicare il Governatore del Lazio.
Per vari motivi: parliamo della Regione che ha Roma, la Capitale, sede del Parlamento, del Governo, dei ministri e di tutti gli enti istituzionali che contano. Poi alla guida del Lazio c’è Nicola Zingaretti, segretario nazionale del Partito Democratico.
La nomina di Claudio Durigon coordinatore regionale del Lazio del Carroccio (ha già quella di responsabile politico del partito a Roma) assume una indubbia rilevanza. Tutte le candidature regionali passeranno da Durigon: a sindaco, a consigliere, nelle Province. E naturalmente alla Regione e nei collegi parlamentari.
Tra pochi mesi si voterà a Roma e lo schema nel centrodestra sembra essere chiaro: se saranno i Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni a indicare il candidato sindaco di Roma, allora toccherà poi alla Lega esprimere il candidato alla presidenza della Regione. Ruolo al quale Claudio Durigon ambisce da tempo. Nessuno nella Lega si illude che il Governo Conte possa cadere. Quindi sono tutti proiettati alla scadenza naturale, sia per il Parlamento che per la Regione. Vale a dire il 2023.
Questione di equilibri
C’è tempo. Anche per trovare i giusti equilibri nei territori, considerando che a Camera e Senato gli spazi saranno ristretti considerando i 345 seggi tagliati. Nessun problema di ricandidatura per Francesco Zicchieri. Con il ruolo nazionale che gli ha attribuito Matteo Salvini potrà essere candidato ovunque. La deputata di Pontecorvo Francesca Gerardi pare intenzionata a provare a correre per le regionali e con Durigon candidato alla presidenza questo obiettivo sarebbe ancora più importante.
Alle Regionali parteciperà anche Pasquale Ciacciarelli, già consigliere del Lazio. Il sindaco di Frosinone Nicola Ottaviani ambisce ad una candidatura alla Camera. Con gli “incastri” derivanti dalla sfida di Durigon per la presidenza della Regione si libereranno dei posti importanti.
Ma Claudio Durigon sa che in ogni caso la corsa per la presidenza della Regione sarà durissima e che il centrosinistra, per il dopo Zingaretti, metterà in campo un pezzo da novanta. Circolano i nomi di Bruno Astorre, Daniele Leodori, Alessio D’Amato. Ma anche quello di David Sassoli.
Perciò Claudio Durigon deve creare un equilibrio perfetto nella coalizione di centrodestra dappertutto. Il primo test importante sarà rappresentato dalle comunali di Roma.
E in questo senso, i problemi che stanno emergendo qua e là non aiutano. A partire dal caso Civitavecchia, dove il sindaco leghista Ernesto Tedesco, per motivazioni ancora non chiare, ha sbattuto fuori dalla giunta e dalla maggioranza proprio Fratelli d’Italia, con il vice-sindaco Massimiliano Grasso e l’assessore alla Cultura Simona Galizia, ex capogruppo meloniano dimessasi dal Consiglio a giugno per entrare nel governo cittadino. Fratelli d’Italia ha posto il problema politico a Durigon, che però non ha voluto (o saputo) farsi ascoltare da Tedesco, che ha tirato dritto, pur essendo ora la sua maggioranza ridotta numericamente ai minimi termini. Il secondo passo lo ha compiuto Roberta Angelilli all’esecutivo nazionale del partito sottoponendo così la questione direttamente a Giorgia Meloni. Il passaggio al tavolo nazionale del centrodestra è stato immediato. Ora, dalla reazione di Claudio Durigon dipenderà il futuro non solo della possibile candidatura alla Pisana dello stesso neo-coordinatore regionale del carroccio, ma anche le candidature alle prossime amministrative della provincia di Roma, come ha già tuonato il federale provinciale della capitale, Marco Silvestroni. Oltre che, naturalmente, dello stesso Tedesco a Civitavecchia.
(fonte: Alessioporcu.it)